I.P.S.S.C.T. De Sanctis (Barra)
Località: Via Manzoni 218
Contatti: el. e fax 081 572.17.63

Monumento adottato
Quartiere Barra
Studenti
566
Studenti coinvolti dall'inizio del progetto
127
Insegnanti
52
Insegnanti coinvolti dall'inizio del progetto
13
Ambiti e/o materie inclusi nel progetto
Storia dell’arte, italiano, storia, inglese, francese, economia, diritto, tecnica ed economia aziendale, trattamento testi, datt
I.P.S.S.C.T. De Sanctis (Barra)

Motivo dell'adozione

Coinvolti in prima persona in una stimolante e concreta attività didattica, i giovani hanno imparato a conoscere, apprezzare ed amare il patrimonio del territorio in cui vivono e di cui, forse, ignoravano persino l’esistenza. Se proviamo a cancellare dal nostro sguardo i pilastri di cemento dei viadotti, i ponti sospesi e i lunghi nastri d’asfalto, se li cancelliamo come ci hanno insegnato a fare gli alunni del nostro Istituto, vedremo quello che Barra è stata e ancora oggi è: una pianura di giardini e frutteti, con la vista aperta sul mare e sul Vesuvio, dove sorgono molte ville. Bellezze architettoniche che recano impressa l’orma di un tempo in cui Barra era nobile e lussureggiante, prediletta come luogo di residenza amena. Ed è in quest’ottica che abbiamo deciso di aderire all’iniziativa dell’adozione: per far recuperare ai giovani le proprie radici culturali, fargli acquisire una coscienza civile attraverso il recupero della memoria storica del proprio quartiere.

Descrizione del Monumento

L’area di Barra è stata popolata sin dall’epoca greca, come testimonia il ritrovamento avvenuto nel 1855 di una necropoli nel fondo Mastellone (successivamente, nello stesso fondo, sono stati rinvenuti reperti archeologici di una villa romana). Intorno al 1100, nell’area considerata sorgeva il Casale Serinum, parte del ducato di Bisanzio della Civitas Neapolis. Il casale, ad evidente funzione difensiva, nel 1200 contava una popolazione di circa 100 abitanti. Intorno al 1300, furono edificate le prime ville turrite e le chiese di Santa Maria della Sanità (con convento annesso) e di Sant’Attanasio. Nel 1500, con la costruzione della Strada delle Calabrie, voluta dal vicerè Pedro di Toledo, il quartiere conobbe un’intensa urbanizzazione e molti nobili, attratti anche dalle ampie aree di caccia presenti nella zona, vi costruirono le proprie dimore. Nel 1600 Barra contava circa 1000 abitanti e si presentava come un’amena zona residenziale della nobiltà. Nuove ville vennero edificate lungo il Corso Sirena: Filomena, Amalia, Salvetti, Finizio, tutte con ricchi ed ampi giardini, aggrediti, se non addirittura cancellati, dalla recente e selvaggia speculazione edilizia. Nel 1700, l’area era all’apice del suo splendore. Risale a questo periodo la costruzione delle più importanti “ville di delizia”. Tra queste meritano di essere segnalate Villa De Gregorio, progettata da Luigi Vanvitelli, che trasformò ed ampliò un casino di caccia. Delle originarie forme settecentesche oggi rimane ben poco, ad esclusione del parco, perché l’edificio fu interamente rimaneggiato nel 1866 dall’architetto Nicola Breglia. Di ottimo gusto eclettico ottocentesco è invece Villa Cantalupo, oggi Villa Letizia, sottoposta ad una radicale modifica nel 1880 e recentemente restaurata dall’Ente Ville Vesuviane, che ha riportato l’edificio al suo antico splendore. Bellissimi i due terrazzi al piano nobile, con balaustre in bugnato liscio, che offrono una spettacolare vista panoramica del Vesuvio e dell’abitato di Barra, e l’imponente androne d’ingresso, che introduce al vestibolo, aperto sul parco. Di quest’ultimo, purtroppo, oggi resta ben poco. Fortemente compromessa dagli abusi edilizi è Villa Spinelli di Scalea, edificata sicuramente prima del 1775, come pure il Palazzo Pignatelli di Monteleone, progettato, presumibilmente, dagli architetti Guglielmo Sanfelice e Ferdinando Fuga, in origine uno dei complessi residenziali più estesi dell’area vesuviana. La villa era immersa in un grandioso parco, cui facevano da preludio due edifici poligonali, superati i quali, sull’asse prospettico dell’asse principale diretto al Vesuvio, si ergeva un Cafehaus in forma di tempietto. A metà strada tra la villa e il Cafehuas sorgeva una splendida esedra (oogi quasi irriconoscibile e semidistrutta) di gusto rococò, rivestita di rocaille e chiusa da due cafehaus simemtrici con volte a padiglione, busti in nicchie e mosaici maiolicati sui pavimenti. Purtroppo, la villa è in uno stato di sconfortante degrado e abbandono. Oggi, la villa è in uno stato sconfortante di degrado e abbandono, Numerose, nei cortili, le costruzioni abusive, frutto della frammentazione e della lottizzazione della proprietà.Nei primi anni dell’Ottocento, si costituì un primo nucleo industriale e nel 1904, in seguito alla legge speciale per Napoli, Barra divenne un importantissimo polo industriale. Nel 1925, il territorio è stato annesso al Comune di Napoli.

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