I.I.S.
Località: Via Pietravalle
Contatti: tel.: 081/881.24.80 - 081/881.13.60 fax: 081/881.26.80
E-mail: nais048006@istruzione.it

Monumento adottato
Sede del Plesso dell'ex Istituto Statale d'Arte, già convento del Carmine, con annesso Museo del Corallo
Studenti
987
Studenti coinvolti dall'inizio del progetto
154
Insegnanti
127
Insegnanti coinvolti dall'inizio del progetto
23
Ambiti e/o materie inclusi nel progetto
storia dell'arte, storia dei beni culturali e del costume, lingua straniera, storia, discipline progettuali, laboratorio di arch

Motivo dell'adozione

Questa istituzione rappresenta sin dalla sua nascita il luogo privilegiato della coscienza di se della cittadinanza torrese, il centro della riqualificazione culturale di una comunità che per secoli aveva occupato, nella filiera produttoiva dell’artigianato del corallo, il gradino più basso e meno remunerativo, ma anche il più faticoso e pericoloso: pescatori da sempre, i torresi avevano procacciato materia prima, spesso a costo della propria stessa vita, agli artigiani di mezza Europa. Già dal 1790 con la promulgazione del Codice Corallino e degli Statuti della nascente Compagnia del Corallo, Ferdinando IV aveva cercato di regolamentare la pesca e il “commercio di una sì ricca mercanzia” con il fine secondario di stimolare l’artigianato a beneficio dell’economia del Regno: progetto che trovò nella situazione politica internazionale e nella devastante eruzione del 1794 non pochi intralci. Fu un marsigliese, Paul Barthèlemy Martin, che nel 1805 ottenne dal sovrano la privativa decennale per avviare la prima fabbrica per la lavorazione del prezioso materiale nella stessa Torre del Greco; e gli ottimi risultati del primo anno di attività spinsero il nuovo sovrano francese, Giuseppe Bonaparte, a confermare l’esclusiva. Scaduta la privativa gli artigiani formatisi dell’opificio (che aveva una sede anche nel Real Albergo dei Poveri a Napoli) secondo le esplicite prescrizioni del regio decreto dettero origine a innumerevoli botteghe a conduzione familiare, dove tutti, dai bambini agli anziani, ricoprivano un preciso ruolo con specifiche mansioni: e i loro manufatti, estesi alla produzione di cammei, esportarono il nome di Torre del Greco nel mondo. L’Italia unita pose il problema dell’istruzione della neonata nazione, e la risposta torrese fu la nascita di una scuola che desse la possibilità a questi artigiani di qualificare e migliorare una produzione spesso ripetitiva: fra i corsi più frequentati vi erano infatti quelli serali o festivi, dove maestranze formatesi nelle botteghe (i cui titolari non a caso, inizialmente, osteggiarono l’iniziativa) potevano dotarsi di quegli strumenti culturali indispensabili ad una produzione di qualità. Questa scuola, e il suo Museo, sono quindi tutt’uno con la storia della città: fra queste mura, che la lava del Vesuvio ha voluto risparmiare, alberga per dirla con le parole di Hegel “L’anima della memoria e dell’Onore” di un intera comunità.

Descrizione del Monumento

L’Istituto Statale d’Arte di Torre del Greco, dal 2009 a seguito di ridimensionamento aggregato all’Istituto d’Istruzione Superiore “Francesco Degni”, è uno dei più antichid’Italia: la “Scuola per la lavorazione del Corallo” fu infatti istituitacon Regio Decreto del 23 giugno 1878; passata nel 1924 al Ministero della Pubblica Istruzione nel 1930 prese il nome di “Principessa Maria di Piemonte”, in onore di Maria Jose del Belgio che l’8 gennaio aveva sposato il principe ereditiero Umberto di Savoia, e solo nel 1968 divenne Istituto Statale d’Arte perdendo definitivamente il suo speciale statuto d’istituzione il suo speciale statuto d’istituzione consortile amministrata da un consiglio direttivo formato dai rappresentanti dei quattro enti sostenitori (Stato, Provincia, Comune e Camera di Commercio) ed un Segretario in qualità di Direttore. La scuola è ospitata sin dalle sue origini nel barocco convento annesso alla Chiesa del Carmine. Ricostruito a partire dalla seconda metà del seicento dopo che l’eruzione del 1631 aveva distrutto l’originario edificio cinquecentesco, è una delle poche strutture sopravvissute alle devastanti eruzioni che nel 1737 e nel 1794 seppellirono buona parte della città. Il monastero venne soppresso con decreto di Gioacchino Murat il 7 agosto 1880 e fino al 1851 fu sede comunale, prima di ospitare la scuola; la chiesa, chiusa il 9 luglio 1811, venne invece riaperta al culto due anni dopo.Il complesso, recentemente restaurato, si articola intorno all’antico chiostro e ospita al primo piano, oltre ad ambienti riccamente decorati in stucco, il Museo del Corallo, voluto dagli stessi pescatori ed artigiani torresi e inaugurato il 3 aprile 1933 col contributo del Banco di Napoli, dello Stato e delle Pubbliche Amministrazioni.Nel bel salone che accoglie il Museo, e nelle vetrine disposte lungo i due bracci del loggiato antistante, sono esposti pregievoli esempi di lavori realizzati da studenti e docenti, nonchè opere provenienti da donazioni o acquisti, in corallo, madreperla, argento, tartaruga, ardesia, pietra lavica e numerosi cammei; completano l’allestimento mobili caratterizzati dalla contaminazione di tecniche e materiali (ebanisteria, incisione del corallo e dei cammei, intarsio dei metalli, scultura e tecniche di decorazione). Si segnalano in particolare lavori di scuola trapanese in corallo di Sciacca, di fine Settecento; un’Adorazione dei Magi del 1939, realizzata con la tecnica dell’impiallacciatura in madreperla e conchiglia, come pure la Via Crucis; un gruppo di Cavalieri medievali in mosaico di “pinna nobilis” (ottenuto da una particolare conchiglia), conchiglie varie e pietra alluvionale su supporto in legno; un cofanetto con Allegorie delle quattro stagioni,in madreperla e corallo, del 1955, ed un’edicola sacra in madreperla e corallo con Madonna con Bambino in trono, del 1960.La scuola ha partecipato a numerose esposizioni nazionali ed internazionali (a parigi, Saint Louis, San Francisco, Rio de Janeiro, Barcellona, Basilea, Francoforte, Atene, Tripoli, Budapest, Sidney, Berlino, Buenos Aires, New York) fra il 1881 e la Seconda Guerra Mondiale.

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